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Il segmento testuale Pier Paolo Pasolini è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 170Entità Multimediali , di cui in selezione 4 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 58

Brano: Inni e canti della Resistenza

stata borghese e letteraria, e persino pedante, « muovendosi — come ha scritto Pier Paolo Pasolini — tra la Bella Italia amate sponde del Monti e il fasullo tirteismo dell’inno a Garibaldi del Mercantini (fatta eccezione per la sola poesia del Poerio) ». Certo non è mancato, nel movimento romanticorisorgimentale, un costante e insistito ricorso ad astratti valori popolareschi, come fonte di un messaggio assoluto e definitivo, quasi disceso dal cielo, secondo l’ingenuo precetto « voce del popolo, voce di Dio ». Ma tutto ciò non ha tuttavia consentito una effettiva integrazione degli elementi coltivati e di quelli popolareschi; e il popolo, pur con Dio alla testa, secondo il motto mazziniano[...]

[...]i schemi morali ed espressivi del fascismo, nel settembre del 1943 e l’indiscutibile carattere popolare che la Guerra di liberazione ha avuto nella maggior parte dei suoi aspetti si è riflesso in alcune canzoni che nettamente si staccano dalla media per affermare una loro inattesa sincerità.

Se il fenomeno ha avuto in definitiva proporzioni modeste ed è rimasto senza esito dopo la fine della guerriglia, lo si deve a vari fattori concomitanti. Pier Paolo Pasolini ne elenca due: « Primo, l’appartenenza dei dirigenti politici e militari alle file dell’antifascismo borghese (ci riferiamo soprattutto all’azionismo e, in secondo luogo, ai movimenti cattolici) ; secondo, la coincidenza della lotta militare con la lotta politica, dell’ideale di patria con l’ideale di classe: coincidenza che importava al canto popolare motivi e interessi del tutto nuovi ad esso, operanti meglio nella coscienza dei dirigenti borghesi, oppure popolani ma provenuti da una ” cultura di partito ”, che nei proletari in natura, del resto sempre meno numerosi, e specie nel Nord opera[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 59

Brano: [...] anche quei canti che paiono il risultato sufficientemente spontaneo di un’elaborazione specifica, più

o meno viva e originale, di un « modo » di cantare piuttosto che di un singolo componimento.

Volendo si potrebbe riunire in questo gruppo, pur riconoscendo la difficoltà di una determinazione sistematica di soddisfacente precisione, quei canti che denunciano in forma più o meno esplicita una derivazione dannunziana o addirittura fascista. Pier Paolo Pasolini avanza l’ipotesi che queste tonalità dannunziane e fasciste siano state importate nelle file partigiane dai « quadri » provenienti dall’esercito nazionale disfatto all’8 di settembre, ma si tratta a nostro avviso di un giudizio impreciso, perché troppo semplicistico e meccanico.

In realtà uno spirito genericamente fascista era ormai nello spirito di qualsiasi canzone politicamente impegnata. Da troppi anni le vecchie canzoni del movimento operaio, non sempre originali ma spesso sincere e genuine, erano uscite dall’uso, ridotte a reliquie nella memoria di pochi vecchi militanti. Il sentimen[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 332

Brano: [...]e Ungaretti (Il Dolore, 1947); a Parole (193334) e Ultime cose (193543) e 1944 di Umberto Saba, appartenenti agli anni più duri del fascismo e della persecuzione razziale (e raccolte poi nel Canzoniere, 1945); alle poesie «civili» di Eugenio Montale degli anni Quaranta (in La bufera, 1946); a quelle di Salvatore Quasimodo e di Alfonso Gatto e di Cesare Pavese; o ad altre ancora di Sergio Solmi e Giorgio Caproni, Vittorio Sereni e Franco Fortini, Pier Paolo Pasolini e Roberto Rover si, ecc.

Il quesito, insomma, se e in che modo questi poeti « abbiano cantato la Resistenza », risulta assai scarsamente utile e produttivo. Le opere e gli autori che possono oggi autorizzare un discorso sui contenuti, sono da cercare semmai tra i minori, gli epigoni, i « neorealisti » nel senso più ristretto e limitativo della parola, che riempirono di sé e a suo tempo le antologie e le riviste e i premi di stagione (oltre a certi componimenti d’occasione che figurano anche, talora, nell’opera dei maggiori).

Meno arbitrario e meno inutile, forse, sembra essere invece il[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 334

Brano: [...]’era anzitutto

la tradizione ermeticonovecentesca della letteratura aristocratica e squisita, della memoria elegiaca e dell’idìllio, intesa come una specie dì espressione « ufficiale » del « ventennio » nero; anche se troppo spesso (come si è visto) si usava contro di essa una tradizione — quella naturalistica e veristica — che era da verificare con altrettanto rigore. Da qui derivano, poi, equivoci di vario genere. In un suo scritto critico, Pier Paolo Pasolini ha notato ad esempio come l’« innovatore ’ neorealistico ’ » in polemica con il novecentismo, « finisca fatalmente col riadottare un materiale linguistico superato e spesso marcescente ». Ci furono tuttavia scrittori che tentarono una operazione opposta, di restaurazione e rammodernamento della loro originaria formazione novecentesca, sui nuovi contenuti civili; tipici i casi di Giorgio Bassa ni e Carlo Cassola, e di altri autori della cosiddetta « generazione di mezzo » (quella, in sostanza, compresa tra i Vittorini e i Pavese da una parte, e i Calvino dall’altra).

I personaggi di Bassani[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Pier Paolo Pasolini, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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